- Autore:
- Data uscita: 2023
- Pagine: 280
- Copertina rigida
- Editore: Quodlibet
Seguendo le diverse tipologie di prodotto che escono dall’officina di Ponti, questo libro offre nuove interpretazioni corredate da fotografie e documenti spesso inediti, in collaborazione con i Gio Ponti Archives.«Raccoglie saggi che ci portano dentro quel cantiere di idee, discipline e avventure dello spirito che possono esser accolte sotto il nome di Gio Ponti - ripercorse qui attraverso la scrittura, la grafica, l'architettura e il design. Un libro che insegna moltissimo, arricchito da una conversazione tra Paolo Rosselli e Joseph Rykwert. Imperdibile. »
- Il Venerdì
Il volume raccoglie otto saggi inediti sulla multiforme attività di Gio Ponti distribuiti in quattro aree tematiche, dedicate alla scrittura per le riviste che ha fondato («Domus»
, «Stile»
, «Bellezza»
) o per altri giornali («Corriere della Sera»
), alla grafica e all’illustrazione editoriale, al progetto di architettura e, infine, al progetto di design. È certo arduo scomporre l’opera di una personalità poliedrica come quella di Ponti, che non a caso si è costantemente servito di pseudonimi. Il suo lavoro, del resto, va considerato il prodotto di un’officina di progetto, composta di volta in volta di collaboratori e discipline differenti, che deve la sua coerenza all’adozione di un metodo unitario, teso a far prevalere l’intenzione progettuale sul processo attraverso cui essa si realizza. La sua impronta non è mai standardizzata, anche se sempre riconoscibile, come nel caso degli artigiani che Ponti ha costantemente frequentato, promosso e amato per la loro semplicità, «cioè sincerità, ordine, il che vuol dire in sintesi essenzialità»
. I contributi qui riuniti dunque cercano di leggere disegni, pubblicazioni, edifici decisivi per la sua carriera (Palazzo Montecatini, Torre Pirelli), progetti di oggetti diversissimi tra loro, dal cucchiaio all’automobile, nonché il suo impegno pubblicistico specie all’estero in virtù del quale, secondo Alessandro Mendini, Ponti va considerato come il «generoso moltiplicatore della cultura dei designer italiani»
.